USSGB Abbiategrasso: al microfono quattro “baby” della banda di Gerosa


Dopo la partecipazione al Memorial Gabellotti giocato sabato e domenica a Gambolò arrivano ai nostri microfoni quattro dei protagonisti dell’USSGB Abbiategrasso.

di Nevina Andreta

A fine gara ci si aspetta la canonica intervista al coach ma Enrico Gerosa, sabato sera, spinge avanti una coppia di giocatori, Bruno Invernizzi e Mattia Sacchi e allo stesso modo si comporta domenica con Edo Mezza e Max Orlandi.
La prassi è inusuale, ma non si tratta di un comportamento estemporaneo, bensì di un gesto meditato: nel percorso di crescita per diventare giocatori e affrontare un campionato di serie D e un Under 18 Eccellenza da protagonisti, la capacità di presentarsi in sala stampa senza sfigurare rappresenta un capitolo di un libro da studiare fino in fondo, una sorta di rito di passaggio.
Lecito e sacrosanto sarebbe stato aspettarsi timidi balbettii e frasi impacciate e smozzicate, invece, anche sotto questo aspetto, i baby hanno dimostrato di essere fatti di una notevole stoffa.

Bruno Invernizzi (foto di repertorio)

La prima domanda è per il ‘maturo’ Bruno Invernizzi, e riguarda la nuova filosofia che impronta l’Ussgb versione 2018-19: “Già questo torneo è un test positivo – non si smentisce, e commenta con autorevolezza il play abbiatense – in campo ci avete già visti più aggressivi, più uniti, volevamo dichiarare con i fatti che per noi questa è un’occasione per dimostrare che abbiamo intenzione di disputare un campionato intenso. Essere giovani non è uno svantaggio, anzi, io lo intendo come una nota positiva in più, abbiamo più voglia di giocare, di divertirci, anche e forse si è visto già in questa prima gara, in cui ci trovavamo di fronte una formazione costruita prevalentemente sui senior. Loro avranno un sacco di esperienza, ma noi abbiamo dalla nostra la capacità di interpretare nel modo giusto questo tipo di confronti: semplicemente, noi ci tenevamo di più di loro a vincere, per loro era un impegno come tanti”.

Mattia Sacchi (foto di repertorio)

Tocca al baby Mattia Sacchi dire la sua: “Giocare contro gente esperta come Menarini e Cavallaro avrebbe potuto farci partire con un handicap notevole, difficile da ribaltare, eppure, secondo me, è stata proprio questa la nostra forza. Eravamo consapevoli di essere giovani e abbiamo cercato di ribaltare le carte in tavola e di opporre proprio questa nostra caratteristica al loro bagaglio cestistico. Avevamo addosso una gran pressione, ma siamo stati bravi a trasformarla in qualcosa di positivo”.

La finale è iniziata come la fotocopia della gara di sabato – spiega a fine partita Edo Mezza

Edoardo Mezza (foto di repertorio)

ma nel terzo quarto loro si sono dimostrati più forti. Al di là di come è andata, questo nuovo modo di intendere la squadra e il peso stesso della responsabilità che, ben più dell’anno scorso, ci è stato messo sulle spalle, ci piace, ci stimola e ci sembra una gran bella sfida da raccogliere. Mi sembra che si sia già visto in campo, soprattutto sabato, che abbiamo intenzione di fare le cose sul serio, che siamo molto più motivati dell’anno scorso e che siamo un gran bel gruppo”.

 

Massimiliano Orlandi

Abbiamo vissuto le prime fasi del match con Settimo come un déjà vu – aggiunge, con la coppa in mano, il top scorer  Max Orlandiio tiravo, la palla entrava, il divario saliva, e ti veniva spontaneo pensare che ormai era fatta, che se era andata bene la sera prima… Poi le cose hanno iniziato a farsi difficili, e noi abbiamo commesso i soliti errori che fanno i principianti, ci siamo disuniti, ciascuno di noi pensava di risolvere la faccenda a modo suo, impostavamo gli schemi e non li seguivamo fino in fondo, un passaggio in meno di qui, un tiro forzato di là, e abbiamo finito per pagarne lo scotto. Eppure la lezione, almeno in teoria, la conosciamo benissimo: quando sei sotto, per risalire devi fare le cose semplici che sa fare bene, e, soprattutto, giocare di squadra, cosa che non abbiamo fatto e che ci è costata il trofeo finale”.